Quando per la prima volta abbiamo immaginato Miranda volevamo fosse tantissime cose, tutte riconducibili ad una grande ambizione. Ritessere un tessuto sociale propositivo e stimolante, aperto e inclusivo, genuinamente progressista. Un campo largo che raccogliesse le esperienze di tutte e tutti, con uno sguardo ampio su un’idea della politica che ricerchi interlocutori nelle associazioni, nelle organizzazioni e nei partiti.
Molte voci, unite da poche e semplici parole d’ordine comuni, messe in discussione dalla crescente onda nera che lo scorso settembre – ha travolto anche la nostra regione.
L’Antifascismo – condizione basilare dell’agire sociale e politico e principio fondatore della repubblica – viene costantemente deriso e contrastato da politiche volte a cancellare la memoria degli orrori del ventennio.
L’Inclusione: perché la lotta per la giustizia sociale può solo che essere intersezionale. Contro il razzismo, il sessismo, l’abilismo, l’omobitransfobia; contro ogni discriminazione di natura economica.
A questi valori, Miranda fa corrispondere un metodo partecipativo e di dialogo costante, una struttura ampia e aperta ad ogni stimolo e ogni proposta coerente con i valori alla base della nostra visione del mondo.
Non un partito, una lista, una corrente o un’associazione.
Rossana Rossanda, fondatrice del Manifesto e partigiana, si faceva chiamare ‘Miranda’ quando combatteva i nazifascisti.
Alla nascita del suo giornale, lo definì come «una forma originale della politica».
E Miranda è questo: un laboratorio, una cornice all’interno della quale tutte e tutti possono e devono dare il proprio contributo a costruire il tessuto non della società di ieri, ma di quella che deve essere.
Miranda guarda a questo territorio, quello sambenedettese, piceno e marchigiano come primo banco di prova per ricostruire una comunità politica, sociale e umana che sia fonte inesauribile di possibilità e idee nuove, con una particolare attenzione ai temi del lavoro, della cultura e dell’ambiente.
Miranda è nata quando la peggiore delle destre ha preso il sopravvento nelle Marche.
Da allora sono costantemente sotto assedio le conquiste delle battaglie delle donne, delle femministe e della comunità LGBTQI+, primo fra tutti, in ordine temporale, il diritto ad un aborto meno invasivo e stressante per il corpo gestante.
Se contro questa destra è imperativo organizzarsi e lottare, è anche per noi stess* che dobbiamo farlo. Perché l’alternativa ad una destra reazionaria, non sia il partito della ZTL, ma una comunità forte e unita sui temi e rinnovata negli obiettivi e nei metodi.
Una comunità genuinamente di sinistra e libera, che crede nell’appartenenza e alla militanza nei partiti, nelle associazioni e nelle organizzazioni ma che rifugge i personalismi.
Una comunità pensata da ragazze e ragazzi, ma rivolta a tutte e tutti, lasciandoci alle spalle le solite liturgie esecutive e da qualunque piega reducistica che possa minare l’unità del campo largo della sinistra e del progressismo.
Miranda è questo che avete letto e molto altro speriamo leggerete in futuro.
Contro una destra alla quale importa solo del proprio tornaconto personale. Per una sinistra unita e rinnovata e che si prenda cura della nostra comunità.
Per costruire un presente migliore e immaginare insieme un futuro che non lasci nessun* indietro.
Massimiliano D’Este
Cos’è (e cosa sarà) Miranda – di Massimiliano D’Este
