Grazie Fedez, bombardaci il Senato – di Valeria Cardarelli

La ricerca storica ci insegna come, nell’osservare una data situazione, risultino particolarmente dirimenti le valutazioni relative alle sue evoluzioni nel corso del tempo: come sono cambiate le cose negli anni? Quali passi avanti si sono fatti? Quali i momenti di stagnazione?

A tal proposito vorrei portare alla vostra attenzione due date che segnano, a loro modo, dei momenti topici di quella che è la realtà della lotta alle discriminazioni in Italia.

La prima: Il 2 maggio 2018 è stata presentata la proposta di Legge Zan contro l’omotransfobia.
La seconda: 30 marzo 2021, il Vescovo emerito di Ascoli Piceno Giovanni D’Ercole ha chiesto ai fedeli – per tramite di un post pubblicato sulla sua seguitissima pagina Facebook – di pregare “perché al nostro Paese sia risparmiata questa legge” che è a tutt’oggi bloccata in Senato senza notizie relative ad un’imminente calendarizzazione della discussione necessaria alla sua approvazione.

Ma concentriamoci per qualche minuto sull’autore del post.
Il Vescovo Emerito Govanni D’Ercole, è Emerito in quanto il 29 ottobre dello scorso anno ha comunicato alla sua diocesi di aver rinunciato alla carica ecclesiastica con l’obiettivo di concretizzare anzi tempo quella che da sempre ha considerato come il compimento ideale della sua missione apostolica, ovvero, recarsi in una missione in Marocco per portare avanti il suo apostolato a beneficio dei “più poveri tra i poveri”.

A sentirla così sembrerebbe di trovarsi di fronte a “Le vite dei Santi”, uno di quei VHS che chiunque abbia frequentato il catechismo negli anni ’90 conosce. E invece no. Al massimo possiamo paragonare le vicende del Nostro ad un episodio crossover di Boris e Padre Maronno.

Infatti, sebbene siamo certi di quanto il richiamo del fiume Ngube sia stato preponderante nella scelta compiuta dall’Emerito a cui appiopparono la santità, si delineano nel suo passato episodi che contribuiscono a gettare ombra sulla natura immacolata e disinteressata della sua scelta. D’Ercole vanta rapporti con personaggi come Alemanno e Raffaele Marra, con altri parroci dalla reputazione non propriamente intonsa (Alberto Bastoni, allontanato dalla chiesa per possesso di cocaina e materiale pedopornografico) e con santoni che trasudano olio extravergine d’oliva dalle mani. Durante il primo lockdown, quando a Bergamo le vittime del covid19 venivano portate fuori dalla città a bordo di mezzi militari e il panico per la nuova ed incontrollata pandemia dominava il paese, D’Ercole aveva opposto ferme critiche alle misure preventive che disponevano la chiusura delle chiese definendole “dittatoriali”. Un paragone fuori luogo se si pensa come una certa destra, che la fa da padrona nella nostra ridente provincia, alla nostalgia per la dittatura (quella vera) ha dedicato cene con menù a tema ad Acquasanta.

Tornato dunque dal soggiorno marocchino, durante il quale l’Emerito ha pregato per la salvezza delle nostre anime peccatrici – grazie, come se avessi accettato – D’Ercole ha ora deciso di dirottare le sue energie su una nuova crociata quella, appunto, contro l’improvvido e “liberticida” DDL Zan.

“Viandanti, siate lieti! Lo mondo non sarà per sempre intollerante. Di quassù veggo lontano et vi dico: tempo verrà che non vi saranno né schiavi né padroni, né guerre né ingiustizie e malattie, ma ovunque pace, lavoro et essere tutti liberi et uguali” sono parole messe in bocca da Monicelli all’impiccato nell’unica crociata che a noi abbia mai fatto un po’ di simpatia, quella di Brancaleone. Un vaticinio che, dal 1970 ad oggi, rimane purtroppo ancora tristemente irrealizzato. Dopo tutto non è un caso che a pronunciarlo fosse un pendaglio da forca.

Ma a mettere i bastoni tra le ruote alla Zan non è bastata certo l’azione isolata di un modesto, per quanto pervicace, Vescovo di provincia! Diamo a D’Ercole quel ch’è di D’Ercole e a Pillon – alla Lega, a Giorgia Meloni e agli omotrasfobicə tuttə – quello che gli spetta di diritto. Non è un caso che il Senatore si sia affrettato a rilanciare sui suoi social il post dell’Emerito supportandone e plaudendone ogni parola. Lo stesso Senatore che qualche giorno fa si vantava pubblicamente di quanto a partiti come Lega e FDI vada il merito di aver osteggiato l’ascesa al potere della “lobby gender”.

Punto principale attorno al quale si snodano le critiche mosse alla Legge Zan, dalle destre così come dagli ambienti ecclesiastici, è la presunta limitazione della libertà personale che ogni singolə cittadinə si troverebbe a dover affrontare. Ma, e qui cito testualmente dal testo della legge:

Art. 4. (Pluralismo delle idee e libertà delle scelte)1. Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti.

In soldoni questo significa che ognunə è legittimatə a mantenere le sue personali opinioni a condizione che le suddette non comportino la messa in atto di pratiche e comportamenti concretamente violenti o discriminatori. Hate speech e crimini d’odio ci piace pensare non fossero opinioni accettabili o legittime nemmeno in mancanza di una legge che ne penalizzi la pratica! Ma siamo forse troppo ottimistə.

In questo tentativo di debunking della strategia del terrore messa in campo da pillonianə e omotransfobicə con l’obiettivo di imbavagliare una legge che determinerebbe un ampliamento delle tutele di alcunə senza che questo determini nessuna (non potremo mai sottolinearlo abbastanza) perdita di diritti per altrə, è impossibile non citare l’ormai famigerato “complotto gender”! Pare che educare al rispetto dell’altrə e all’equità sia una minaccia paragonabile all’atomica e, in questa particolare versione della guerra fredda, le armi con cui l’opinione pubblica filo Zan sta rispondendo sono quelle dei grandi numeri che celebrità ed influencer di varia sorta sono in grado di muovere grazie alle reti social.

A tirare la prima pietra ci ha pensato Fedez. Tutto è partito da una serie di storie Instagram, in cui il rapper ha chiamato direttamente in causa il Senatore Pillon rassicurandolo in merito alla sua totale serenità di fronte a quello che considera il sacrosanto diritto all’autodeterminazione del figlio Leone. Hanno fatto eco a Fedez le voci di moltə altrə tra cantantə e membrə dello spettacolo, come ad esempio: Elodie, Levante, Paola Turci, Costantino della Gherardesca, Mahmood, Alessandro Gassmann, Francesca Michielin, Chiara Ferragni, Lo Stato Sociale, Nicola Piovani, Piero Pelù. C’è poi Diego Passioni, storico presentatore di Radio DJ, che ha parlato della legge Zan in una live alla quale hanno partecipato Fabio Canino e lo stesso Alessandro Zan, che ritroviamo in un’ulteriore live Instagram – stavolta di nuovo con Fedez – visualizzata in poche ore da oltre 700.000 utenti.

“Il rispetto verso le differenze è un valore, non un problema, quando rispetteremo le persone a prescindere dalle condizioni personali sarà una società più giusta. Educare che blu è maschio e rosa è femmina, che l’uomo non può piangere e la donna sì, sono concetti anticamera della violenza da adulti. È un paese civile quello in cui due persone non possano girare mano nella mano perché rischiano un’aggressione?”

ha domandato il deputato Zan durante la live, ricordando l’aggressione subita pochi giorni fa dall’attivista Jean Pierre Moreno a Valle Aurelia.
Assieme al mondo dello spettacolo, sono tantissimə i collettivi, i gruppi, artistə, attivistə e divulgatorə, che nel corso delle ultime ore stanno dando il via a campagne di sensibilizzazione e informazione, che chiedono a gran voce la calendarizzazione urgente della Legge Zan, contro la retorica imperante del benaltrismo: perché se la pandemia è l’emergenza di oggi l’omotransfobia è l’emergenza di sempre e la prima non ha fatto che aggravare le manifestazioni e gli effetti della seconda.

Vi segnaliamo quindi la petizione del Comitato Da’ voce al rispetto che è possibile firmare al link seguente:
https://action.allout.org/it/m/145febbd/?_ga=2.66776489.68032851.1617426395-1092063609.1616432611
ma anche le azioni di mail-bombing al Senato lanciate dal Toilet Club di Milano (seguite il link per le istruzioni su come partecipare: https://www.toiboy.it/toiletclub/sileggezan/ ).
Insomma, per parafrasare gli Offlaga: “grazie Fedez, bombardaci il Senato”

Valeria Cardarelli