È nuovamente il 2 aprile e, come ogni anno, provo sentimenti contrastanti che tentano di dialogare tra loro.
Da un lato, il piacere di leggere articoli, ascoltare servizi e testimonianze che raccontano di un mondo, quello del disturbo dello spettro autistico (ASD), di cui nel nostro paese si parla ancora troppo poco e talvolta in maniera imprecisa.
Dall’altro, uno scoraggiamento viscerale dovuto al fatto che il 2 aprile duri soltanto 24 ore e che dal 3 aprile in poi, per altri 364 giorni, la lampadina blu che tanto vediamo pubblicizzata, resti spenta, anzi fulminata!
Una cara amica e collega qualche giorno fa mi ha telefonato perché alle prese, per la prima volta, con un bambino delle scuole elementari con diagnosi di spettro autistico. Naturalmente provata dall’esperienza mi ha rivolto una domanda lecita e ben precisa: «Come si fa ad entrare in relazione con loro? Ho un ragazzo che sembra non ascoltarmi proprio, eppure lui svolge anche una terapia, ma non mi pare che abbia imparato molto».
Ci sono due aspetti, relativamente a questa richiesta, che possono aiutarci a capire alcuni nostri pregiudizi sull’autismo e allo stesso tempo guidarci nella relazione.
Il primo è che ci sia un modo universale per rapportarsi alle persone con autismo. Non è così, la parola “spettro” indica proprio un ventaglio di condizioni eterogenee, una sorta di continuum rispetto al quale ogni persona con ASD si posiziona, e che merita un piano educativo e terapeutico individualizzato, sulla base del livello cognitivo, linguistico, della severità sintomatologica, della presenza di comorbidità associate e della fase di sviluppo che la persona sta attraversando.
Il secondo riguarda l’idea che è lui che non ascolta, non impara, che non c’è nella relazione, e che dalla terapia lui non abbia imparato molto.
Se negli anni abbiamo iniziato pian piano a familiarizzare con il concetto di spettro, cercare di abbattere questo secondo pregiudizio è più complesso. Per farlo occorre metterci in discussione, rivedere il nostro modo di stare in relazione, il nostro mondo interno e farci i conti. E a volte il conto è particolarmente salato, per cui meglio far pagare qualcun altro.
Il problema è che a forza di far pagare l’altro, prima o poi quest’altro, a cena con noi, non ci verrà più.
Lo so, pensare che sia unicamente la persona con ASD a dover cambiare ci assolve dalle nostre responsabilità. D’altronde non siamo noi che abbiamo la diagnosi, non siamo noi a non saper comunicare, non siamo noi a non apprendere dal rapporto con gli altri. Ma ne siamo davvero così sicuri?
Mi addentro ora in un terreno scivoloso: quante volte abbiamo odiato dei cambiamenti improvvisi? Quante volte abbiamo avuto il bisogno di stare da soli, di isolarci da tutto e tutti? Quante volte abbiamo provato a comunicare qualcosa, ma non ci hanno davvero compreso? Quante volte abbiamo avuto bisogno di riordinare l’ambiente che ci circonda, prima di metterci a lavorare? Quante volte siamo stati in difficoltà ad una festa, ad un pranzo o una cena con sconosciuti? Quante volte, con una persona che ci piace non sappiamo come comportarci?
Beh, tutte queste volte abbiamo assaporato l’autismo. In forma diluita sicuramente, ma la qualità del sentimento è la stessa. Ecco allora perché, forse, sintonizzarci con queste persone ci viene particolarmente difficile, perché difficile è contattare le nostre parti autistiche senza scappare.
Per rispondere dunque alla domanda della collega, entrare in relazione con le persone con ASD è possibile, sempre. Il punto è trovare cosa e come possiamo cambiare noi, cosiddetti “neurotipici”, per far si che il tempo trascorso insieme sia uno scambio buono per entrambi.
Questo 2 aprile, per favore, non illuminiamo le statue di blu, non serve a niente. Facciamo informazione, partecipiamo a corsi di formazione, andiamo in terapia.
Nel frattempo la regione Marche ha recentemente pubblicato il bando per l’erogazione di contributi in favore di famiglie con persone con disturbo dello spettro autistico.
Possono farne richiesta le famiglie che hanno sostenuto spese per gli operatori specializzati che effettuano interventi educativi e riabilitativi basati su metodi riconosciuti dall’ISS (Istituto Superiore della Sanità).
La documentazione va presentata entro il 10 maggio 2021 presso il proprio comune di residenza.
In allegato il link con tutte le informazioni necessarie.
http://www.grusol.it/informazioni/21-03-21.PDF
Dott. Fabio Lucidi – Psicologo
fabio.lucidi@hotmail.com