Ultima chiamata per San Benedetto – Miranda

Sono dieci mesi che, come Miranda – Laboratorio di politica e partecipazione, lavoriamo perché le forze progressiste, ambientaliste e antifasciste si uniscano in vista delle elezioni comunali. Il nome di Francesca Pulcini e l’ampia convergenza che sta raccogliendo tra le forze politiche di quest’area, visti anche gli ultimi sviluppi, lasciano ben sperare.
Il nostro auspicio è quindi quello di veder proseguire questo percorso e le forze politiche possano convergere sul nome di Francesca.
Ci rivolgiamo alle forze politiche con cui in questi mesi abbiamo dialogato, con l’onestà e la trasparenza di cui abbiamo sempre dato prova: «Tre passi avanti, uno indietro per umiltà», come cantava il poeta.
Noi, all’unità, ci abbiamo lavorato alacremente, assumendoci anche rischi e responsabilità che non erano nostre. Abbiamo anche pensato che non ce l’avremmo mai fatta, che questa unità fosse irraggiungibile. Nelle ultime due settimane abbiamo seguito il percorso della candidatura di Francesca Pulcini con rinnovata fiducia nel buonsenso delle forze politiche. Manca solo un ultimo sforzo: l’obiettivo è davvero a un passo. Francesca Pulcini andrebbe ben oltre il rappresentare l’unità: incarnerebbe quel rinnovamento che il popolo del centrosinistra invoca da anni. A beneficiarne sarà soprattutto San Benedetto: un fronte progressista, ambientalista e antifascista unito per sconfiggere la peggiore destra rappresentata da Pasqualino Piunti e dalla sua cricca.

Miranda – Laboratorio di politica e partecipazione

Elezioni comunali, la versione di Miranda

Nelle ultime settimane abbiamo taciuto. Lo abbiamo fatto mentre tuttə ci tiravano per la proverbiale giacchetta, hanno messo in giro voci non sempre lusinghiere sul nostro conto, hanno cercato di strumentalizzare posizioni che non abbiamo mai assunto. Avremmo avuto molte cose da dire, ma, per il principio di correttezza che – faticosamente – abbiamo sempre seguito in questo nostro percorso alla ricerca dell’unità e rinnovamento del centrosinistra, abbiamo preferito tacere: non ci sembrava il caso, insomma, di infiammare ulteriormente un dibattito politico già di per sé stupidamente incandescente.
Adesso però crediamo sia arrivato il momento di prendere la parola, e intendiamo farlo in modo completo e articolato, in modo che non possano più esserci dubbi su quello che è e quello che vuole fare Miranda – Laboratorio di politica e partecipazione.
Ripercorriamo i fatti: circa due settimane fa, tra mille difficoltà, abbiamo convocato la candidata sindaca e i due candidati sindaco dell’area democratica, progressista e antifascista di San Benedetto. Avevamo chiesto riservatezza e il proposito è sfumato nel giro di pochi minuti dal termine dell’incontro. Ad ogni modo, durante l’incontro è stato chiesto loro, in quanto rappresentanti di un discreto numero di forze civiche e politiche, di fare un passo indietro per favorire l’unità della coalizione su un nome diverso dal loro. Lo abbiamo fatto sulla base di una serie di considerazioni eminentemente politiche: quando, per la prima volta, all’inizio di giugno siamo riuscitə a mettere i tre candidatə a sedere allo stesso tavolo, abbiamo constatato che, tra loro, non sussistessero differenze sostanziali di visione politica sul futuro della città. Abbiamo così pensato che il problema non fosse tanto quello di raggiungere una sintesi programmatica, quanto quello di trovare un nome in grado di mettere insieme le varie anime.
Non era nostra responsabilità, ma una proposta l’abbiamo avanzata e abbiamo contestualmente chiesto ai e alla candidatə di discutere della cosa con le forze politiche che li sostengono. Al termine dell’incontro abbiamo inoltre detto alla candidata e ai candidati che sarebbe stato programmato un nuovo incontro per ascoltare le loro risposte alla nostra proposta.
Nei giorni seguenti le risposte sono arrivate a mezzo stampa, cosa che abbiamo ritenuto leggermente offensiva nei nostri confronti, vista la correttezza che abbiamo sempre dimostrato verso tuttə. Ci saremmo aspettatə, insomma, maggiore rispetto e una risposta franca e sincera, guardandoci negli occhi.
In ogni caso, abbiamo preso atto di queste notizie, giudicandole comunque molto poco utili a raggiungere l’obiettivo che più interessa non tanto (e non solo) Miranda, ma soprattutto i cittadini e le cittadine sambenedettesi che vorrebbero sostenere una coalizione di centrosinistra: l’unità.
Con un notevole sforzo in termini di pazienza, abbiamo comunque deciso di convocare nuovamente i candidati e la candidata per ricevere una risposta ufficiale alla nostra proposta: crediamo in una politica fatta di valori e di persone, quindi continuiamo a pensare che il confronto diretto sia il metodo migliore per affrontare e (auspicabilmente) risolvere le questioni.
A questa chiamata hanno subito risposto in maniera affermativa sia Paolo Canducci sia Serafino Angelini, mentre, ancora una volta a mezzo stampa, abbiamo appreso che Aurora Bottiglieri non si sarebbe presentata.
Per il dovuto rispetto verso chi ci aveva mostrato la propria disponibilità, abbiamo deciso di svolgere comunque l’incontro. L’assenza di una parte importante della coalizione che auspichiamo, non possiamo che leggerla come un qualcosa di negativo e, in una certa misura, anche un poco scorretto verso il nostro lavoro, e il nostro impegno a mantenere tutta la vicenda sui binari del rispetto.
L’incontro, ad ogni buon conto, ha prodotto comunque una notizia positiva: la disponibilità di massima dei due candidati presenti a fare un passo indietro, qualora anche la terza lo facesse, in favore di un nome di unità.
Senza farci alcuna illusione, comunque, si tratta sicuramente di un fatto positivo e che ci auguriamo apra nuove possibilità e scenari.
Al netto di tutto ciò e alla luce dei fatti di questi giorni – già, sin qui abbiamo semplicemente raccontato in maniera accurata come sono andate le cose –, crediamo di dovere fare alcune considerazioni.
1) Miranda è un laboratorio di politica e di partecipazione, non un’associazione, non un partito, non «i giovani del Pd», non una corrente ad uso e consumo di questo o di quello. Siamo «una forma originale della politica», come abbiamo detto sin dalla nostra fondazione lo scorso mese di ottobre.
2) Miranda è un agglomerato di ragazze e di ragazzi che vengono da esperienze politiche diverse, diversi modi di intendere la militanza, diversa appartenenza. Alcuni hanno tessere di partito, altri del sindacato, altri ancora fanno parte di associazioni e collettivi. C’è anche chi è alla prima esperienza in assoluto. Riteniamo tutto questo un patrimonio di freschezza e di credibilità di cui la galassia progressista cittadina ha molto bisogno.
3) In questi mesi moltə hanno sentito il bisogno di dirci «dovreste fare questo, dovreste fare quello…». Molti, anzi quasi tutti, ci hanno attaccato addosso l’etichetta di essere eterodiretti da questo o quell’esponente politico. Vi vogliamo rivelare un segreto: Miranda non risponde e non risponderà mai a nessuno, perché Miranda è una realtà composita, che si fonda sull’idea che una politica diversa sia possibile tra ragazze e ragazzi che la pensano talvolta anche in maniera molto diversa tra loro. I nostri obiettivi saranno sempre quelli dell’unità e del rinnovamento. Se per raggiungerli dovremo scontentare qualche notabile o qualche dirigente, ce ne faremo una ragione.
4) Quello che tiene insieme Miranda è un’idea molto semplice: una politica progressista, antifascista, transfemminista, ecologista è possibile in questa città, ma è possibile solo superando le vecchie divisioni, che con la politica hanno molto poco a che fare. Questo, per noi, vuol dire rinnovamento: costruire un nuovo modo di fare.
5) Il percorso di Miranda è appena cominciato. Continueremo a lavorare con coerenza e coraggio alla costruzione di una coalizione ampia, nella società prima ancora che tra le forze politiche. Il mondo non finirà dopo le prossime elezioni, e noi saremo ancora qui.
6) Miranda continuerà a svolgere il suo ruolo di contenitore di nuove esperienze, nuova partecipazione e nuovi stimoli per San Benedetto. Promuovendo la nascita di nuovi spazi di partecipazione e democrazia, in qualsiasi forma. Comunque andranno le prossime elezioni comunali, il nostro impegno non è destinato ad esaurisi.
7) L’auspicio di Miranda è che, nonostante la testarda litigiosità che la classe dirigente del centrosinistra cittadino ha dimostrato fino a qui, i sambenedettesi sapranno andare avanti.

Tanto dovevamo,
le compagne e i compagni di Miranda

Incontro con la e i candidatə progressistə e antifascistə, costruiamo unità e rinnovamento – Miranda

La nostra ultima chiamata per unire le ed i progressistə e sconfiggere le destre: confermato l’incontro con Serafino Angelini, Aurora Bottiglieri e Paolo Canducci, Domenica ore 18.45 al Circolo dei Pescatori di San Benedetto del Tronto.

Nei giorni passati abbiamo inviato alla candidata e ai candidati che sono in campo nel mondo progressista e antifascista un invito, che abbiamo poi pubblicato su queste colonne. Abbiamo sentito il bisogno di fare un tentativo coerente con il nostro percorso e provare a mettere la candidata e i due candidati che riteniamo del fronte progressista e antifascista di fronte alla necessità di unità e rinnovamento, invitandoli a farlo pubblicamente incontrandosi con noi.
Abbiamo ricevuto risposta positiva da tutte e tutti e siamo riusciti a concordare la data di Domenica ore 18.45. Vogliamo spiegare sin da ora che il senso di questo incontro sarà quello di unire, e non di dividere. Perché, come da mesi ripetiamo in continuazione, soltanto uniti potremo vincere la sfida più importante che è quella di sottrarre questa città alla destra, e combattere contro la cultura dell’odio, e i rigurgiti fascisti e clientelari che questa Amministrazione ha prodotto negli ultimi 5 anni. Ci vedremo domenica al Circolo dei Pescatori. L’incontro, seppur pubblico, sarà un incontro esclusivamente tra le ragazze e i ragazzi di Miranda e i tre candidatə.

Il percorso del Laboratorio di Politica e Partecipazione Miranda nasce ormai ad Ottobre con l’intento di unire. Creare una unità vera, in grado di superare i personalismi, le divisioni che ci hanno portato a consegnare la città alle destre.

Questo è l’ultima chiamata che vogliamo fare a tuttə le attrici e gli attori in campo, per sottolineare quanto sia importante superare vecchie divisioni e ruggini, costruire sui valori condivisi, e dare la possibilità alla nostra generazione di impegnarsi senza dover vivere le divisioni personalistiche del passato, ma soltanto nello spirito del miglioramento dell’esistenza.
Speriamo di riuscirci, insieme.

Le ragazze e i ragazzi di Miranda

25 APRILE 2021 Strade di liberazione – Organizzato da ANPI San Benedetto del Tronto

Abbiamo aderito all’evento “Strade di liberazione” organizzato dall’ANPI San Benedetto del Tronto per il 25 aprile 2021.
Deporremo un fiore sotto le targhe delle vie e delle piazze dedicate ad antifascistə e partigianə.

Luoghi e orari:
Piazza Nardone – ore 16.00
Via Paolini – ore 16.20
Via Mazzocchi – ore 16.40
Piazza Matteotti – ore 17.00

Hanno aderito:
Arci, Articolo Uno, Buon Vento, Cambia San Benedetto, CGIL, Dipende da Noi, Ass. #Iosono141, Italia Viva, Legambiente Circolo Lu Cucale, Libera, Liberə Tuttə, Miranda Lab, Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Radicali, Rifondazione Comunista, RinasciMarche, Robin Hood – Rete degli Studenti Medi, Sinistra Italiana, Spazio 18, Verdi.

La nostra parte – di Iacopo Zappasodi

Ho letto con piacere l’intervento di Gianluca Pompei su MirandaMag. Il piacere è dettato dal fatto che il suo contributo si inserisce nella cornice che da qualche tempo a questa parte stiamo provando a proporre per San Benedetto: Miranda nasce per far circolare aria fresca all’interno del centrosinistra, ben vengano quindi gli interventi e i contributi di chi fa parte di questo grande campo politico.
«Dalla parte delle persone» s’intitola l’intervento di Gianluca e sicuramente non gli sarà sfuggito che il motto è preso di peso dalla campagna elettorale del 2020 del Pd di Nicola Zingaretti, quando il centrosinistra che secondo tutti gli osservatori avrebbe dovuto affondare alle regionali ha invece resistito all’assalto della destra, confermandosi al governo di regioni importanti come la Puglia, la Campania e la Toscana.
Fu la conferma che, dove il centrosinistra riesce a fare il centrosinistra, i risultati poi si vedono e le cittadine e i cittadini se ne accorgono.
Nelle Marche, lo sappiamo, le cose sono andate diversamente: il nostro impegno in quella sede fu ingente ed è grazie ai voti che abbiamo preso sostenendo la candidatura indipendente di Valeria Cardarelli che il Pd è riuscito a rimanere primo partito nella provincia di Ascoli: è aritmetica, i mille voti di differenza sulla seconda lista, quelli di Fratelli d’Italia, sono stati quelli mobilitati dalle ragazze e dai ragazzi che poi avrebbero costruito Miranda.
Non è bastato, evidentemente, e dobbiamo chiederci il perché. Soprattutto in vista delle comunali di San Benedetto che si svolgeranno in autunno.
Veniamo, e Gianluca l’ha sottolineato bene, da cinque anni di sfascio firmato dal centrodestra. Una città aperta e democratica che si sta trasformando in cupa, depressa e ripiegata su se stessa: abbiamo il compito di fermare questo declino e ripartire.
Come si fa?
La prima cosa che mi viene in mente è dire: «unendo le forze». Più facile a dirsi che a farsi: i personalismi, i «divismi», le fughe in avanti purtroppo stanno diventando un’abitudine per tante compagne e tanti compagni della vecchia guardia, ma più in generale per tutto il personale politico di questa città, di cui abbiamo stima ma che sinceramente talvolta stentiamo a capire.
Penso però a quello che il Laboratorio di Miranda s’è dato come obiettivo sin dalla prima assemblea del 10 ottobre: ricostruire il modo di far politica aprendo una discussione sì larga ed aperta a tutti, basata però su argomenti e tematiche di interesse cittadino. Occorre rendersi conto che le sambenedettesi e i sambenedettesi meritano di più rispetto a quello che è stato offerto loro negli ultimi anni. E non parlo solo della destra – sono quello che sono e non potranno mai essere meglio di così – ma anche del centrosinistra e delle forze che lo compongono, che lo hanno composto, o che vorrebbero comporlo.
La nostra parte funziona solo se è aperta e se discute di temi. Aperta alla circolazione delle idee, ai nuovi volti, alle nuove pratiche. Se si chiude in mille divisioni, se ciascuno costruisce il suo fortino con l’unica prospettiva di escludere le altre e gli altri, semplicemente, la nostra parte non esiste. Se non impariamo a tradurre in attività politica quelli che sono i problemi di una società sempre più liquida e non capiamo come affrontarli in maniera strutturale, la nostra parte non esiste.
Una cosa in particolare mi sento di appuntare a Gianluca, che, come è noto, è impegnato nella costruzione di una coalizione «civica». Non è sufficiente, a mio avviso, organizzare un gruppo di persone che, per evitare le contraddizioni, rinunci ad avere una collocazione politica. Per essere più chiari, non basta mettere insieme le preferenze – raccogliendo anche centristi e scontenti di destra – per trasmettere una idea di città convincente. Il punto non è superare la destra e la sinistra, anche perché questo ricorda da vicino quanto un noto Movimento predicava fino a non troppo tempo fa, salvo poi allearsi prima con la destra e poi con la sinistra.
E allora Gianluca lo voglio sfidare, dalle colonne di questo Miranda Mag, ad abbandonare l’isolamento e ricostruire tutti insieme il centro sinistra: dalle compagne e i compagni di “Cambia San Benedetto” alle amiche e agli amici moderati. Perché la nostra generazione non può e non deve costruire steccati: su molte cose la pensiamo diversamente ma sono convito che Gianluca come tantə altrə, ognuno con le proprie idee, sia una risorsa per rinnovare il centrosinistra. Personalmente sto cercando di farlo dentro al Partito Democratico, e sono convinto che Gianluca lo possa fare nel partito che più lo rappresenta, ma senza contribuire a creare ulteriori steccati, senza la necessità che ogni piccolo gruppo debba creare nuove divisioni. Non è questione di persone, è una questione di prospettive comuni. Per questo credo che Gianluca potrà essere altrettanto libero anche ritornando a costruire un grande centrosinistra.
Tuttə insieme.

Iacopo Zappasodi

PEPA NERO – di Miranda

Quando ormai l’avventura dell’amministrazione di Pasqualino Piunti arriva alle sue battute finali, la Lega fa il suo trionfale ingresso in giusta, accaparrandosi la delega al Bilancio, lasciata scoperta dal dimesso (per motivi mai dichiarati) Andrea Traini.Si tratta di Gian Luigi Pepa, avvocato, storico e «figlio della nazione», come lui stesso si definisce nel suo curriculum. Già membro del Cda dell’Azienda Multiservizi, prima di diventare assessore, Pepa aveva fatto parlare di sé tre anni fa, il 29 luglio del 2018.Vi dice qualcosa questa data? È il giorno del compleanno di Benito Mussolini. In un gruppo di Facebook il cui nome è tutto un programma («Movimento Nazionale per la Sovranità», leader Gianni Alemanno), l’uomo che Piunti ha scelto per gestire il bilancio in questi ultimi mesi scrive: «Oggi nasceva Benito Amilcare Andrea Mussolini (Dovia di Predappio, 29 luglio 1883 – Giulino di Mezzagra, 28 aprile 1945) è stato politico, dittatore e giornalista italiano. Buon compleanno alla memoria».

Un lato positivo c’è, comunque l’ha definito dittatore. Copiamo dalla Treccani: «Chi governa o esercita comunque la propria autorità in modo dispotico e intransigente, senza ammettere critiche, opposizioni, discussioni o ingerenze di alcun genere». Parole che si addicono a Mussolini, ovvero a colui che per vent’anni ha governato l’Italia con la violenza e la sopraffazione, fino al disastro della Seconda Guerra Mondiale al fianco della Germania di Adolf Hitler.Comunque, passando dalla tragedia di ieri alla farsa di oggi, guardando la composizione del consiglio comunale non possiamo non notare un dettaglio: delle forze politiche che avevano sostenuto Piunti nel 2016 ormai non v’è quasi più traccia. SiAmo San Benedetto – che aveva eletto quattro consiglieri – ormai conta su una sola consigliera comunale, mentre la Lega – che non aveva eletto nessuno e che aveva addirittura presentato un suo candidato sindaco, Massimiliano Castagna – ha quattro consiglieri comunali (di cui uno, Pasqualino Marzonetti, eletto col Pd e un altro, Marco Curzi, è stato assessore nell’ultima giunta Gaspari e poi era entrato in consiglio comunale con la lista di sinistra Rinnovamento e Progresso di Paolo Perazzoli). San Benedetto Protagonista, la lista del sindaco Piunti in persona, da cinque eletti è passata a due rappresentanti, gli altri sono confluiti in Forza Italia per un gioco di forze interno alla destra. Una confusione indegna e ridicola, segno di un progetto politico che non è mai esistito, non è sbocciato in quasi cinque anni di amministrazione e non nascerà di certo durante la campagna elettorale ormai alle porte.Meno male che manca poco alla fine di questo circo. E tanti cari saluti (ma non romani, anche se li apprezzerebbe) al nuovo caro assessore al Bilancio.

Miranda

Tirate una monetina – di Miranda

Alcuni semplici dati di fatto.
Uno: se il centrosinistra non si presenterà unito alle prossime comunali, la vittoria della destra è scontata. Quasi non varrebbe nemmeno la pena partecipare, impegnarsi per la campagna elettorale, perdere giornate e giornate all’inseguimento di un progetto che, di fatto, nasce già morto. Alzi la mano chi ha voglia di rovinarsi l’estate – perché la campagna elettorale si farà in quei mesi – per andare a perdere.
Due: credere che il centrodestra arriverà spaccato è una pia illusione. Sappiamo bene come sono fatti, quelli. Litigano a morte fino al momento in cui da Roma (o da Marte o da Salò) arriva l’ordine e tutti tornano in riga. È già successo nel 2016: fino a quando non è stato ufficiale, Piunti sembrava non dovesse essere candidato. Poi abbiamo visto com’è andata a finire.
Tre: a proposito del 2016, ci ricordiamo cosa è successo dalle parti del centrosinistra? La guerra fratricida ha prodotto solo macerie. Mettiamo da parte colpe, colpi di testa, antipatie personali, moti di rancore. Non portano a niente di buono. Lo sapete. Lo sappiamo.
Quattro: regalare per la seconda volta consecutiva la città alla destra sarebbe un crimine (politico) imperdonabile. Avete presente quando si dice «San Benedetto città accogliente, solidale, inclusiva, aperta»? Ecco, dopo dieci anni di cura da parte di Pasqualino & friends diventerebbe un lontano ricordo. Vogliamo abituarci a «San Benedetto città in crisi, depressa, senza idee»? Non sembra una buona idea.
Quinto: credere che si può andare tutti divisi con la convinzione che «tanto secondi ci arriviamo noi» e poi gli altri si aggregheranno al ballottaggio è una follia, roba da Shutter Island, completamente fuori dal mondo. Gli inglesi parlano di «whishful thinking», pensiero speranzoso. In Italia, la variante è «io speriamo che me la cavo». Davvero una cosa del genere si può definire strategia?
Qual è il problema di questo centrosinistra? Quali sono i motivi per cui non si riesce a trovare un accordo e dunque si dà per scontato che si andrà alle elezioni divisi in due, in tre o forse in quattro? A guardare bene non sembrerebbero esserci idee davvero in contrasto. Non è un problema di linea politica, come si diceva una volta. Non ci sono idee così tanto diverse sulla città che dovrà essere in futuro. La vera questione è legata al candidato sindaco. Tanti lo vogliono fare, ciascuno che la propria storia, le proprie motivazioni, i propri sostenitori. E ciascuno ritiene di essere il migliore, a scapito di tutti gli altri. Chi ha ragione? Chi ha torto? Risposta: nel primo caso, nessuno. Nel secondo, pure.
Facciamola semplice: tiriamo una monetina. Se esce testa lo fa uno, se esce croce lo fa un altro. Diciamo sul serio: lasciamo fare al caso.
Molto meglio quello che la condanna a una sconfitta certa.

Miranda

Ecobonus, l’occasione sprecata dal Comune di San Benedetto – di Maurizio Di Cosmo

Con l’incentivo del 110% di rimborsi fiscali da parte dello Stato, molti sambenedettesi hanno presentato le pratiche regolarizzative necessarie per l’avvio dei lavori di efficientamento energetico delle proprie abitazioni decisamente vantaggioso.
L’occasione dell’Ecobonus è ghiotta, per i singoli e per la comunità. Essa consentirà una necessaria ristrutturazione e riqualificazione di gran parte dello scadente patrimonio edilizio cittadino.
Determinerà grandi risparmi energetici per le famiglie e ridurrà il costo della bolletta energetica nazionale con evidenti benefici nella riduzione delle emissioni nocive in atmosfera e quindi, dell’inquinamento ambientale.Permetterà anche un miglioramento “estetico” degli edifici consentendo un complessivo beneficio architettonico per la città. Molti, cogliendo l’occasione, approfitteranno per realizzare altri interventi migliorativi, compreso il rinnovo dei mobili.  
Altro fattore importante che caratterizza l’Ecobonus sta nel rilancio del settore edilizio; settore, che com’è noto, è trainante per l’intera economia. Ad oggi, molti proprietari e condomini hanno difficoltà nella ricerca di imprese edili cui affidare l’incarico dei lavori perché le stesse imprese, decimate dalla grave crisi che perdura dal 2008, sono poche e quasi tutte già impegnate almeno per tutto il 2021 e parte del 2022. L’attuale domanda è soverchiante rispetto all’offerta di lavoro. Va da sé che l’annullamento delle 6 varianti edilizie destinate ad occupare le rimanenti aree libere di San Benedetto non avrebbe alcuna conseguenza negativa sui carichi di lavoro delle imprese e sui livelli occupazionali del settore.Questa occasione di “Rilancio” impone alle imprese – che tardano a puntare sulla qualità del lavoro,su  nuove professionalità e sull’abbandono di una competitività al ribasso condita in diversi casi da lavoro nero, sommerso, dequalificato e pericoloso (scarsa tutela della sicurezza) – un cambiamento di paradigma.E’ necessario per esse assumere una mentalità di alleanza (consorzi); capire che oltre al mercato esiste la responsabilità sociale dell’impresa; smettere di puntare tutto sulle nuove costruzioni che consumano suolo e, specializzarsi sulle ristrutturazioni/riqualificazioni e, in prospettiva, anche sulla rigenerazione urbana. Questa necessità è imposta anche dalle nuove scelte politiche dell’Europa e del Paese, incentrate sulla transizione ecologica e sull’innovazione tecnologica che inesorabilmente evocano e richiedono una nuova politica urbanistica all’insegna della tutela del suolo, del paesaggio e dell’atmosfera. Tutto ciò e molto condivisibile perché il fine ultimo sta nella difesa dell’ambiente e nella qualità della vita per tutti noi.Al netto dell’eccesso di burocrazia patologica, queste considerazioni dovrebbero essere presenti nelle scelte dell’Amministrazione di San Benedetto come nel resto dei comuni del Paese.Purtroppo, a tutt’oggi, ne riscontriamo l’assenza! Anzi, l’Amministrazione comunale invece di facilitare, favorire e coordinare l’Ecobonus, realizzando in primis uno sportello dedicato per i cittadini, ne sta ostacolando l’adozione, negando agli stessi qualsiasi servizio informativo e di sostegno e addirittura, bloccando o ritardando l’iter delle numerose pratiche (450 o 1200?) giacenti presso l’ufficio Urbanistico.  Un’Amministrazione avveduta coglierebbe questa occasione! Da un lato la positività di ciò sta proprio nel recupero della “bellezza del paesaggio urbano” decisivo per la vocazione turistica della ns. città. Dal lato della responsabilità politica, il Comune dovrebbe verificare, anche con le poche risorse disponibili, quali integrazioni potrebbe offrire alle ristrutturazioni private inerenti al singolo edificio (ad esempio: nuovi servizi, progettare con ENEL, TIM, CIIP e Società del Gas l’interramento dei cavi e la sistemazione della rete delle tubazioni, ecc.) o un intero isolato/quartiere, prevedendo e programmando una generale riqualificazione. E’ vero che oggi queste ultime non sono alla portata delle risorse comunali disponibili; tuttavia, anche riconoscendo la necessità di una riforma delle modalità di finanziamento dei comuni (da 50 anni purtroppo spinte a rilasciare concessioni edilizie e vendere suolo libero) va considerato che il Recovery Fund e la nuova programmazione dei Fondi Strutturali europei renderanno disponibili capitali pubblici all’altezza del compito che proponiamo, soprattutto per la riqualificazione urbana.Un’altra considerazione riguarda la gran parte delle case/palazzine di San Benedetto che è stata costruita negli anni ’60 e ’70, quando normative edilizie e controlli erano fumosi e le piccole variazioni interne agli appartamenti rispetto alle piante originali si facevano alla rinfusa. Oggi, sanare in comune quelle piccole difformità, che riguardano anche i condomini, ha subito un forte rincaro: da circa 500 a 1500 euro. L’Amministrazione, oltre a sveltire le pratiche giacenti, dovrebbe emanare misure per rendere meno oneroso sanare le piccole difformità edilizie, in virtù della presenza di una storica corresponsabilità amministrativo-politica condivisa con i piccoli proprietari dei vecchi edifici che oggettivamente, richiedono di essere ristrutturati e riqualificati.In conclusione, l’Ecobonus è da considerare come un elemento di un processo di profondo e più ampio cambiamento dell’intervento urbanistico – edilizio incentrato sulla ristrutturazione/riqualificazione/rigenerazione. Esso è parte di una politica Europea e nazionale (PNRR) che cambia il paradigma delle politiche, incentrandolo sulla tutela ambientale, sull’abbattimento del consumo delle risorse limitate (come il suolo, ecc.), su necessari nuovi stili di vita non più votati al consumo, ma alla cura.Il futuro sta qui, in nuovo modello di sviluppo sociale, ambientale, economico sostenibile. L’Amministrazione comunale e il sistema delle imprese se ne sono accorti?

Maurizio Di Cosmo
(Comitato Fermiamo il consumo di suolo)

Perché è arrivato il momento di metterci la faccia – di Francesca Huda, Marco Giobbi, Iacopo Zappasodi

Nei mesi scorsi, insieme ad altre compagne e altri compagni, abbiamo cominciato un percorso di partecipazione alla vita politica del nostro territorio: Miranda.
Un laboratorio di partecipazione e politica, abbiamo detto, per noi un modo nuovo di stare insieme e di confrontarsi, senza casacche, liberә da schieramenti precostituiti e da preconcetti reciproci. Stiamo affrontando questo percorso con spirito libero, da giovani donne e uomini liberә e di sinistra. Miranda è questo, uno spazio dove confrontarsi e maturare idee fuori dagli schemi, «una forma originale della politica».
Nei giorni passati proprio in un’assemblea di Miranda è uscita fortissima la necessità di imprimere una svolta a quello che accade in questa città e nel nostro territorio, ed è uscita la necessità di metterci la faccia sul serio. Dal primo giorno abbiamo sempre riconosciuto il ruolo dell’impegno politico e sociale, nelle associazioni, nei sindacati, nei movimenti, e nei partiti. Moltә compagnә di strada militano in qualche partito, nelle associazioni, nei sindacati, altrә lo hanno fatto e sono rimastә scottatә, altrә ancora non lo hanno fatto mai. Ma a tutte e tutti si è rivolta quell’assemblea e ha chiesto alla nostra generazione di caricarsi la propria fetta di responsabilità e fare qualcosa.
E insomma, eccoci qua.
Abbiamo scelto di portare la nostra parte di contributo dentro il Partito Democratico. Lo facciamo consapevoli delle difficoltà che questo schieramento vive, anche nella nostra città, ma un po’ rincuorati dalla visione che il nuovo segretario nazionale, Enrico Letta, ha espresso. Non è il cambio di segreteria di per sé ad averci fatto maturare questa scelta, ma la consapevolezza, che vediamo sempre più crescente, che serva un «nuovo Pd». Noi vogliamo proprio questo: un partito rinnovato e capace di incidere nella società. Un Partito Democratico che sia fuori ai cancelli delle fabbriche con le lavoratrici e i lavoratori, che appoggi le battaglie delle studentesse e degli studenti per i propri diritti, che sia un partito di lotta e di governo, non solo una centrale di potere, come si sarebbe detto in un tempo che non abbiamo mai vissuto. Vogliamo un partito nuovo, che si apra alle nuove generazioni, capace di rinnovare le proprie idee, di unire tutta la sinistra e il centrosinistra, di dialogare con il sindacato, con le associazioni che popolano il territorio, di essere la voce delle e degli esclusә di questo paese.
Vogliamo farlo offrendo il punto di vista della nostra generazione, delle esperienze e delle posizioni che abbiamo maturato duranto le nostre esperienze. Vogliamo farlo, rilanciando un’iniziativa forte sul territorio su temi come il voto per le e i 16enni, lo Ius Soli, la cultura dell’accoglienza e della solidarietà, il lavoro, che è un concetto ormai da ridiscutere a partire dalle sue fondamenta.
Sappiamo che per tutto questo serve un «partito nuovo», in grado di esprimere le proprie politiche in maniera libera, in grado di dotarsi di una struttura forte e solida, in grado di innovare la propria classe dirigente in continuazione.
Anche San Benedetto ha bisogno di un Pd nuovo, un Pd a disposizione della collettività del centrosinistra di questa città, un Pd che difenda i valori dell’antifascismo e che denunci il parentifico dell’attuale amministrazione, un Pd anche in grado di immaginare una città nuova, una mobilità sostenibile. E, soprattutto, un Pd capace di dire tutte queste cose con chiarezza. Noi vogliamo dare il nostro contributo. Lo vogliamo fare senza però mai rinunciare alle parole che ci hanno rimesso in moto, prima con la candidatura di Valeria Cardarelli, poi dentro Miranda: unità (della sinistra), e rinnovamento (delle idee e dei volti). Continueremo a spenderci per le nostre idee anche in questa nuova avventura.

Francesca Huda
Marco Giobbi
Iacopo Zappasodi

Come (e perché) fermare il consumo del suolo – di Amilcare Caselli

Questa storia inizia nel gennaio del 2020, quando il parco di una villa venne completamente raso al suolo dalle ruspe. Più di cento alberi protetti, un ecosistema di 2500 metri quadri; nessuno immaginava si potesse distruggere un parco così, anche se privato, nei pressi del lungomare, che era lì da più di cinquant’anni.

Feci delle proteste, interviste e articoli, poi mi procurai di accedere agli atti: il parco era stato espiantato per far posto a tantissimi posti auto e garage sotterranei di una grande palazzina di 5 piani. Dichiaravano di aver censito solo 27 pini con la promessa di ripiantarne il doppio ma non c’era nessun progetto di ripiantumazione; nei progetti non c’era un metro quadro di terreno che non fosse cemento o asfalto e le incongruenze non finivano lì. Mandai gli esposti fino alla Procura della Repubblica, ma il cantiere prosegue spedito ancora oggi, il solo risultato che ebbi furono due diffide da parte del costruttore.

Ma non è questo ciò di cui voglio parlare, ci saranno altri scenari per farlo.

Interpellai chi potesse denunciare le mille storture del caso: consiglieri comunali, assessori, giornalisti, associazioni e chi in passato aveva condotto battaglie cittadine ambientaliste, pregandoli di far fronte comune, non tanto per il caso in sé, che pure è macroscopico, ma per denunciare un modus operandi che poteva ripetersi e che forse esisteva da tempo. 

Mi dissero che si stava costituendo un comitato per impedire l’attuazione di sei varianti al piano regolatore sulle uniche aree rimaste naturali in città. Ci riunimmo all’inizio dell’estate intorno a una mozione da presentare a Viale De Gasperi con la richiesta di fermare ogni ulteriore consumo di suolo promuovendo invece il riutilizzo delle zone dismesse. Così fui eletto a portavoce del Coordinamento “fermiamo il consumo di suolo, rigeneriamo la città”. 

Sapevo che non sarebbe stata una passeggiata, e non intendo delle vicissitudini della mozione o di altre nostre iniziative, e nemmeno della triste realtà di San Benedetto, di cui ci sarebbe tanto da dire, delle varie giunte succedutesi fino ad oggi che hanno svenduto il territorio per fare cassa, col risultato di avere oggi migliaia di appartamenti sfitti, seconde case, e una previsione residenziale che non serve a chi è demograficamente fermo da quindici anni. C’è da cambiare quindi il vecchio paradigma delle campagne elettorali sponsorizzate dai soliti speculatori edilizi. E tutto questo in un quadro ancora più complesso di cui spero potrò tornare a scriverne meglio. 

Sapevo che non sarebbe stato facile dicevo perché so che quando ci sono tante teste, anche intorno a un solo oggetto che sembra chiaro, ci sono altrettanti punti di vista. 

Vado al punto, si tratta del Coordinamento stesso: c’è chi ci vede come troppo politicizzati e chi, al contrario, vorrebbe da noi una lotta più “politica”, cioè stretta sugli attori dei partiti e delle liste; attori adesso più che mai in scena visto che siamo in campagna elettorale. 

Potrei cavarmela dicendo che queste critiche, che sono anche interne al Coordinamento stesso, visto che sono diametralmente opposte, non facciano altro che dirci che siamo nella giusta direzione. 

Personalmente penso che un comitato come il nostro debba sicuramente agire puntualmente e rispondere a ogni dichiarazione, perché significa stare coi piedi per terra, sul pezzo, e tastare quotidianamente il polso a chi si candida per amministrare la città, certo, ma contemporaneamente, e in maniera non meno importante, credo che lo stesso comitato abbia il dovere di fare informazione, creare consenso, e sensibilizzare la cittadinanza anche con azioni a lungo raggio, che non si cristallizzino nella contingenza elettorale ma siano un work in progress; il lavoro da fare quindi è tanto, e lungo. 

Credo insomma che un comitato che operi tra queste due “anime di lavoro” possa offrire una risultante ultrapolitica, abbia cioè una valenza che superi, vada oltre e quindi comprenda la strategia dei partiti o delle liste comunali alle elezioni. 

Detto questo però, che non si confonda il lavoro, lo scopo di un comitato cittadino con la politica: sarebbe un errore gravissimo.

Ma purtroppo, riportando il particolare all’universale, questo credo sia il problema politico di fondo di questo nuovo millennio, in cui ci sono sempre più partiti “di scopo”, cioè con un oggetto particolare già nel nome, come a precisare una missione, che sia l’Europa, la Patria, o un’istanza ecologista… oppure si preferisce definirsi movimenti, quasi si avesse timore di dichiararsi “partito”; e quindi, di conseguenza, i partiti di scissione, di contrapposizione personalistica, di mera strategia. Nessuna accusa, beninteso, ma questa tendenza che ha segnato la fine del partito classico novecentesco, e che sicuramente è una delle cause della frammentazione della sinistra storica in tanti rivoli non ben identificati, ha la sua radice, molto semplicemente, nella recente morte dell’ideologia. 

Ideologia è diventata una parola che fa paura; ideologico detto di qualcuno è ormai un’offesa, e la causa della morte dell’ideologia sta nella ultratrentennale accettazione supina che il sistema economico abbia per sempre soppiantato il sistema politico, col beneplacito implicito o esplicito di tutti.

Che una giusta pretesa ecologista quindi abbia diritto di cittadinanza politica questo è sicuro, ma è uno sbaglio confonderla con l’ideologia: ideologia è una visione più ampia e complessa del mondo: è una visione filosofica del mondo, e le necessarie particolari istanze dovrebbero invece esserne i punti di discussione, le occasioni dialettiche. 

Ecco allora, un comitato cittadino fa sì “una certa” azione politica ma non potrà mai fare Politica, e non a caso uso la lettera grande, perché questa è materia filosofica che arriva fin nelle sezioni di partito, che purtroppo non esistono più, proprio perché non esiste più quella materia di cui sopra. Allora sta a noi essere coscienti di queste mancanze e cercare di ripartire almeno dalla dialettica inclusiva per ricreare dei veri soggetti politici. 

Un comitato cittadino quindi, oltre alle lotte sul territorio dovrebbe stimolare la dialettica, ma oltre il suo operato e l’operato di ognuno, più in alto, dovrebbe tornare ad esserci idealmente una visione del mondo, che oggi manca in tanti, troppi di noi, e che solo un ritorno alla vera Politica ci potrà dare.

Amilcare Caselli