Ultima chiamata per San Benedetto – Miranda

Sono dieci mesi che, come Miranda – Laboratorio di politica e partecipazione, lavoriamo perché le forze progressiste, ambientaliste e antifasciste si uniscano in vista delle elezioni comunali. Il nome di Francesca Pulcini e l’ampia convergenza che sta raccogliendo tra le forze politiche di quest’area, visti anche gli ultimi sviluppi, lasciano ben sperare.
Il nostro auspicio è quindi quello di veder proseguire questo percorso e le forze politiche possano convergere sul nome di Francesca.
Ci rivolgiamo alle forze politiche con cui in questi mesi abbiamo dialogato, con l’onestà e la trasparenza di cui abbiamo sempre dato prova: «Tre passi avanti, uno indietro per umiltà», come cantava il poeta.
Noi, all’unità, ci abbiamo lavorato alacremente, assumendoci anche rischi e responsabilità che non erano nostre. Abbiamo anche pensato che non ce l’avremmo mai fatta, che questa unità fosse irraggiungibile. Nelle ultime due settimane abbiamo seguito il percorso della candidatura di Francesca Pulcini con rinnovata fiducia nel buonsenso delle forze politiche. Manca solo un ultimo sforzo: l’obiettivo è davvero a un passo. Francesca Pulcini andrebbe ben oltre il rappresentare l’unità: incarnerebbe quel rinnovamento che il popolo del centrosinistra invoca da anni. A beneficiarne sarà soprattutto San Benedetto: un fronte progressista, ambientalista e antifascista unito per sconfiggere la peggiore destra rappresentata da Pasqualino Piunti e dalla sua cricca.

Miranda – Laboratorio di politica e partecipazione

Incontro con la e i candidatə progressistə e antifascistə, costruiamo unità e rinnovamento – Miranda

La nostra ultima chiamata per unire le ed i progressistə e sconfiggere le destre: confermato l’incontro con Serafino Angelini, Aurora Bottiglieri e Paolo Canducci, Domenica ore 18.45 al Circolo dei Pescatori di San Benedetto del Tronto.

Nei giorni passati abbiamo inviato alla candidata e ai candidati che sono in campo nel mondo progressista e antifascista un invito, che abbiamo poi pubblicato su queste colonne. Abbiamo sentito il bisogno di fare un tentativo coerente con il nostro percorso e provare a mettere la candidata e i due candidati che riteniamo del fronte progressista e antifascista di fronte alla necessità di unità e rinnovamento, invitandoli a farlo pubblicamente incontrandosi con noi.
Abbiamo ricevuto risposta positiva da tutte e tutti e siamo riusciti a concordare la data di Domenica ore 18.45. Vogliamo spiegare sin da ora che il senso di questo incontro sarà quello di unire, e non di dividere. Perché, come da mesi ripetiamo in continuazione, soltanto uniti potremo vincere la sfida più importante che è quella di sottrarre questa città alla destra, e combattere contro la cultura dell’odio, e i rigurgiti fascisti e clientelari che questa Amministrazione ha prodotto negli ultimi 5 anni. Ci vedremo domenica al Circolo dei Pescatori. L’incontro, seppur pubblico, sarà un incontro esclusivamente tra le ragazze e i ragazzi di Miranda e i tre candidatə.

Il percorso del Laboratorio di Politica e Partecipazione Miranda nasce ormai ad Ottobre con l’intento di unire. Creare una unità vera, in grado di superare i personalismi, le divisioni che ci hanno portato a consegnare la città alle destre.

Questo è l’ultima chiamata che vogliamo fare a tuttə le attrici e gli attori in campo, per sottolineare quanto sia importante superare vecchie divisioni e ruggini, costruire sui valori condivisi, e dare la possibilità alla nostra generazione di impegnarsi senza dover vivere le divisioni personalistiche del passato, ma soltanto nello spirito del miglioramento dell’esistenza.
Speriamo di riuscirci, insieme.

Le ragazze e i ragazzi di Miranda

L’ultima chiamata per unire i progressisti e sconfiggere le destre. Invito alle candidate e ai candidati

Di parole, su queste colonne come altrove, nelle nostre assemblee e in ogni spazio possibile, ne abbiamo spese tantissime sull’importanza di ricomporre il quadro della sinistra sambenedettese. La pericolosità e incapacità della destra che ha governato la città la conosciamo tutti bene e non ci convincono esperimenti centristi aperti ad accogliere pezzi di centrodestra, e addirittura pezzi dell’amministrazione uscente.
Il 25 Aprile è stata una bellissima giornata di mobilitazione quest’anno a San Benedetto, tutti ne abbiamo memoria e ne siamo stati orgogliosi. E in quella piazza abbiamo respirato il profumo di antifascismo ed unità che vorremmo vedere anche a San Benedetto, mentre vediamo ancora il nostro campo non ricomposto e non in grado di costruire le giuste mediazioni, rinunciando agli attriti del passato e ai personalismi che tanto hanno fatto male al centrosinistra e ai progressisti
In questo spirito, quello che ci ha mosso dall’inizio, del rinnovamento, dell’unità, della ricomposizione del nostro campo, dell’unità delle forze progressiste e antifasciste, abbiamo deciso di invitare ad un incontro aperto con le ragazze e i ragazzi che hanno animato il percorso del Laboratorio di Politica e Partecipazione Miranda, i tre candidat* che in questo momento sono in campo: Aurora Bottiglieri, Paolo Canducci e Serafino Angelini.
A loro arriverà il nostro invito, luogo e data da confermare, per confrontarsi con le ragazze e i ragazzi di Miranda sui temi centrali per il rilancio di San Benedetto, sulle ragioni che devono farci maturare una spinta unitaria, sulle questione che i nostri attivisti vorranno porgli.
Ora che siamo ormai agli sgoccioli e la campagna elettorale incombe, noi siamo convinti che un tentativo ultimo di tentare una ricomposizione lo dobbiamo, per coerenza, alle ragazze e ai ragazzi che ci hanno seguito e che hanno creduto in un campo progressista unito, forte, convincente e vincente.
Come abbiamo scritto spesso: non è più il tempo delle divisioni, è il tempo dell’unità.
Questa è l’ultima chiamata. Rispondete, vi preghiamo.

Le ragazze e i ragazzi di Miranda

La nostra parte – di Iacopo Zappasodi

Ho letto con piacere l’intervento di Gianluca Pompei su MirandaMag. Il piacere è dettato dal fatto che il suo contributo si inserisce nella cornice che da qualche tempo a questa parte stiamo provando a proporre per San Benedetto: Miranda nasce per far circolare aria fresca all’interno del centrosinistra, ben vengano quindi gli interventi e i contributi di chi fa parte di questo grande campo politico.
«Dalla parte delle persone» s’intitola l’intervento di Gianluca e sicuramente non gli sarà sfuggito che il motto è preso di peso dalla campagna elettorale del 2020 del Pd di Nicola Zingaretti, quando il centrosinistra che secondo tutti gli osservatori avrebbe dovuto affondare alle regionali ha invece resistito all’assalto della destra, confermandosi al governo di regioni importanti come la Puglia, la Campania e la Toscana.
Fu la conferma che, dove il centrosinistra riesce a fare il centrosinistra, i risultati poi si vedono e le cittadine e i cittadini se ne accorgono.
Nelle Marche, lo sappiamo, le cose sono andate diversamente: il nostro impegno in quella sede fu ingente ed è grazie ai voti che abbiamo preso sostenendo la candidatura indipendente di Valeria Cardarelli che il Pd è riuscito a rimanere primo partito nella provincia di Ascoli: è aritmetica, i mille voti di differenza sulla seconda lista, quelli di Fratelli d’Italia, sono stati quelli mobilitati dalle ragazze e dai ragazzi che poi avrebbero costruito Miranda.
Non è bastato, evidentemente, e dobbiamo chiederci il perché. Soprattutto in vista delle comunali di San Benedetto che si svolgeranno in autunno.
Veniamo, e Gianluca l’ha sottolineato bene, da cinque anni di sfascio firmato dal centrodestra. Una città aperta e democratica che si sta trasformando in cupa, depressa e ripiegata su se stessa: abbiamo il compito di fermare questo declino e ripartire.
Come si fa?
La prima cosa che mi viene in mente è dire: «unendo le forze». Più facile a dirsi che a farsi: i personalismi, i «divismi», le fughe in avanti purtroppo stanno diventando un’abitudine per tante compagne e tanti compagni della vecchia guardia, ma più in generale per tutto il personale politico di questa città, di cui abbiamo stima ma che sinceramente talvolta stentiamo a capire.
Penso però a quello che il Laboratorio di Miranda s’è dato come obiettivo sin dalla prima assemblea del 10 ottobre: ricostruire il modo di far politica aprendo una discussione sì larga ed aperta a tutti, basata però su argomenti e tematiche di interesse cittadino. Occorre rendersi conto che le sambenedettesi e i sambenedettesi meritano di più rispetto a quello che è stato offerto loro negli ultimi anni. E non parlo solo della destra – sono quello che sono e non potranno mai essere meglio di così – ma anche del centrosinistra e delle forze che lo compongono, che lo hanno composto, o che vorrebbero comporlo.
La nostra parte funziona solo se è aperta e se discute di temi. Aperta alla circolazione delle idee, ai nuovi volti, alle nuove pratiche. Se si chiude in mille divisioni, se ciascuno costruisce il suo fortino con l’unica prospettiva di escludere le altre e gli altri, semplicemente, la nostra parte non esiste. Se non impariamo a tradurre in attività politica quelli che sono i problemi di una società sempre più liquida e non capiamo come affrontarli in maniera strutturale, la nostra parte non esiste.
Una cosa in particolare mi sento di appuntare a Gianluca, che, come è noto, è impegnato nella costruzione di una coalizione «civica». Non è sufficiente, a mio avviso, organizzare un gruppo di persone che, per evitare le contraddizioni, rinunci ad avere una collocazione politica. Per essere più chiari, non basta mettere insieme le preferenze – raccogliendo anche centristi e scontenti di destra – per trasmettere una idea di città convincente. Il punto non è superare la destra e la sinistra, anche perché questo ricorda da vicino quanto un noto Movimento predicava fino a non troppo tempo fa, salvo poi allearsi prima con la destra e poi con la sinistra.
E allora Gianluca lo voglio sfidare, dalle colonne di questo Miranda Mag, ad abbandonare l’isolamento e ricostruire tutti insieme il centro sinistra: dalle compagne e i compagni di “Cambia San Benedetto” alle amiche e agli amici moderati. Perché la nostra generazione non può e non deve costruire steccati: su molte cose la pensiamo diversamente ma sono convito che Gianluca come tantə altrə, ognuno con le proprie idee, sia una risorsa per rinnovare il centrosinistra. Personalmente sto cercando di farlo dentro al Partito Democratico, e sono convinto che Gianluca lo possa fare nel partito che più lo rappresenta, ma senza contribuire a creare ulteriori steccati, senza la necessità che ogni piccolo gruppo debba creare nuove divisioni. Non è questione di persone, è una questione di prospettive comuni. Per questo credo che Gianluca potrà essere altrettanto libero anche ritornando a costruire un grande centrosinistra.
Tuttə insieme.

Iacopo Zappasodi

Dalla parte delle persone – di Gianluca Pompei

Leggo sempre con piacere gli articoli che sta pubblicando in questi giorni Miranda Mag, come seguo con interesse il dibattito che in modi e sedi diverse sta contribuendo a riaccendere.
E allora mi sono chiesto se ci fosse un modo, una prospettiva, che potesse aiutare ad allargare quel dibattito. Se fosse possibile portare all’attenzione angolazioni diverse, che potessero in qualche maniera aiutare a portare quel dibattito un passo più avanti.
Il minimo comune denominatore mi sembra chiaro, ridare a San Benedetto un futuro, uno degno di questo nome, uno che non sia da un lato un presente che continua ad invecchiare come quello che stiamo vivendo in questi 5 anni, ma neanche un “futuro da torcicollo” uno di quei futuri fatti tutto di un guardarsi nostalgicamente indietro quasi cedendo al tragico adagio del “si stava meglio quando si stava peggio”.
E allora se è vero che per ridare una prospettiva a questa nostra città dobbiamo fare lo sforzo di unirla, perché nelle divisioni e nella frammentazione prosperano i personalismi e perché nelle divisioni vincono i più forti e i più deboli e soli si ritrovano ancora più deboli e ancora più soli, allora la vera domanda da farci è intorno a cosa vogliamo unire questa città.
Se i valori e gli ideali come libertà e democrazia sono certamente il fertilizzante dei semi migliori è certo che restano il fertilizzante, l’humus, ma non possono sostituire i semi, le idee, gli orizzonti.
Per questo in una città ripiegata su se stessa, stremata dalla pandemia e dalle sue conseguenze arrivate come calci su un corpo sociale già a terra per gli anni di crisi e per quelle speranze di futuro che hanno lasciato San Benedetto da troppo tempo, come le sue energie migliori, un futuro che abbia la dignità del nome che porta non può che ripartire dalla ricostruzione di un senso di comunità.
Se da un lato la pandemia ha mostrato tutta la fragilità della nostra società, tutti i limiti dei nostri sistemi di sostegno e di welfare, dall’altro ha anche rivelato al grande pubblico un tessuto trasversale fatto di solidarietà e generosità di persone che sono state e sono pronte ad attivarsi per aiutare il proprio vicino che non ce la fa.
Un tessuto fatto di associazioni, gruppi, ma soprattutto persone che non hanno sentito il bisogno di fermarsi alle etichette, alle storie e alle cronache personali, per sapere che era il momento di dare una mano alle altre persone.
E forse è da qui che potremmo ripartire, dalle persone.
Da una città che oltre il rumore delle classi dirigenti di ogni colore, sempre più esigue, ha dimostrato nella sofferenza di saper ritrovare la voglia di combattere per i suoi cittadini senza sentire il bisogno di sapere che bandiera sventolano o per quali generali hanno parteggiato o combattuto in passato.
Perché se è vero che questa pandemia è come una guerra allora dobbiamo pensare che quando la guerra è finita una comunità vera prova a ripartire insieme e solo i pazzi e gli invasati passano a falciare i sopravvissuti che furono avversari o a spargere il sale nei campi da cedere a quelli che furono il nemico.
Sono certo che questa città, quella fatta dalle persone che non si lasciano andare a questi istinti, al “se non è per me non è per nessuno”, è la maggioranza dei sambenedettesi, ed è la nostra più vera ed autentica città.
C’è molta più San Benedetto in quelle persone che nelle opere pubbliche, nei particolarismi, in tutto il resto.
Ci aspettano anni che temo passeremo molto più a cercare di tirare “fuori dal fango” i nostri concittadini travolti da questa nuova realtà che ci ha sconvolto la vita, che a costruire cattedrali o a comporre inni per far ricordare l’ego dei governanti di turno.
E allora oggi il vero coraggio è come sempre quello di prendere parte, ma non di stare dalla parte di questo o di quello, a destra o a sinistra, per difendere il poco che abbiamo e che siamo terrorizzati di perdere, no.
Il coraggio del nostro tempo è quello di stare dalla parte delle persone.
Perché le persone sono ciascuno di noi e l’unica San Benedetto possibile sarà quella che avrà il coraggio di dire che una città, che sia città veramente, se è costretta a scegliere, sceglie di ripartire iniziando dalle piccole cose, perché dalle piccole cose possiamo non solo ripartire ma possiamo anche farlo tutti insieme.

Gianluca Pompei

Ragazz*, tornate. Abbiamo bisogno di voi! – di Valerio Carincola

Due anni fa quando ero uno studente universitario a Milano un pensiero mi attanagliava. Pensavo: è giusto che uno studente faccia le sue esperienze in un’altra città per arricchire desiderosamente il suo bagaglio personale ed esperienziale ma quando arriverà il momento di decidere di «tornare a casa» si chiederà inesorabilmente, «mi conviene?».
Nella maggior parte delle volte la risposta è no. Anch’io ero della stessa posizione, tuttavia decisi di tornare a San benedetto del Tronto consapevole di voler partecipare politicamente alla vita cittadina e conscio della disastrosa situazione socioculturale causata da un’amministrazione priva di animo e di idee. Al sol pensiero che la mia città si stesse spogliando della meglio gioventù non faceva altro che alimentare la voglia di chiudere con vemenza la valigia e tornare a San Benedetto.
Ovviamente vi risparmierò la filippica riguardo cosa abbia sbagliato la sinistra sambenedettese e vorrei focalizzarmi su cosa potremmo fare adesso. Per questo motivo ho trovato, fortunatamente, Miranda: un faro immerso in un porto delle nebbie, un laboratorio politico in grado di ascoltare, condividere idee e disagi di giovani e non solo, di una città completamente alla deriva. Una città la cui unica offerta è quella di proporti dei «freddi aperitivi» e alcol a buon prezzo annegando un’intera generazione di ragazzi a una intollerabile mancanza di curiosità verso il prossimo. Vorrei vedere la città ridente di una volta, una città che permetta di richiamare quei giovani san benedettesi «in trasferta».
Sì perché abbiamo bisogno di loro. Però, per far sì che avvenga questo ritorno, abbiamo bisogno di una città urbanisticamente, culturalmente e lavorativamente attrattiva: solo così potremmo lavorare per il bene comune e di ricostruire giorno dopo giorno il rilancio della città e del territorio.
Indubbiamente, a causa del Covid, stiamo attraversando uno dei periodi più difficili dal secondo dopo guerra in poi, nonostante ciò con Miranda, adattandoci ai mezzi informatici che ci consentono in qualche modo di vederci, non ci siamo mai fermati e stiamo continuando a studiare idee per il futuro di San Benedetto. Vorrei che questo messaggio sia da monito per quei giovani lavoratori, universitari indecisi di tornare e vi dico tornate: we want you.
Come nella Ginestra di Leopardi, di fronte alla perdita di ogni speranza e all’impossibilità di una prospettiva per il futuro, il fiore sparge il suo profumo.
È solo partecipando tutti insieme che possiamo cambiare questa città.

Valerio Carincola

Andrà tutto bene! Ricominciamo! Oppure rivoluzioniamo? – di Gianluca Scattu

Che cos’è San Benedetto del Tronto? Be’, è un posto meraviglioso: il sole è caldo, le colline che ci circondano sono verdi e morbide, il mare ci attrae tutti come una calamita in tutte le stagioni, il porto – ahimè sgarrupato – ci dà da mangiare del pesce delizioso, la gente è tranquilla e si vive un gran bene. 
Purtroppo, però, molte cose non vanno. La pesca è stabilmente in crisi, la lista delle “ex aree” (ex-galoppatoio, ex-camping, “ex”-Parco Laureati, ex-Ballarin, ex-Sgattoni, etc.) è sempre più lunga e dolorosa, la vita culturale è ormai quasi inesistente, il tasso di disoccupazione è pericolosamente alto, la deindustrializzazione ha colpito forte e molte zone della città si trovano in uno stato di degrado imbarazzante. 
Che fare, quindi? Come possiamo tentare di migliorare le cose che non vanno? Facendo una rivoluzione culturale.
Cambiamo le nostre teste, educhiamo ed istruiamo meglio i nostri figli e fratelli, miglioriamo la raccolta differenziata, riqualifichiamo la città, emancipiamoci. Ecco alcune idee sulle quali costruire una discussione larga.
In primo luogo, creiamo e potenziamo le attività doposcuola comunali. Oltre al magnifico sforzo dell’Istituto Musicale Comunale “Antonio Vivaldi”, che va rafforzato in modo da dare accesso a più studenti, due altre operazioni possono essere proposte alla cittadinanza: una scuola comunale di lingue straniere e una di educazione civica. La prima darebbe ai nostri figli la possibilità di formarsi per il futuro e diventare cittadini del mondo; la seconda insegnerebbe ai nostri figli a vivere meglio in armonia con il prossimo e la natura: femminismo, integrazione razziale, ambientalismo, educazione stradale, lotta al bullismo, e molto altro. La scuola potrebbe avere un’impronta pratica: i ragazzi, oltre ad avvicinarsi ai temi della cittadinanza, avrebbero la possibilità di “sporcarsi le mani” essendo protagonisti in prima persona (solo alcune idee: orti e fattorie didattiche, visite ad impianti di generazione di energia rinnovabile e riciclaggio rifiuti, giornate di pulizia degli ambienti naturali in cooperazione con FAI e Legambiente, e molto altro). Le strutture per i corsi spesso esistono già – le scuole sono spesso inutilizzate nei pomeriggi e il comune ha la possibilità di reperire altri spazi – e le famiglie in difficoltà verrebbero finanziariamente supportate. I cittadini del futuro possono essere migliori di noi. 
In secondo luogo, ravviviamo la città – non bisogna mica essere Parigi o Berlino per avere una brillante vita culturale! Mille sono le opportunità: un festival del cibo piceno, una nuova stagione teatrale invernale ed estiva all’aperto (come allo Sferisterio, perché no?), supportare lo sviluppo degli eventi e delle associazioni teatrali e culturali già attive (il Laboratorio Teatrale Re Nudo, l’Associazione Culturale Blow Up di Grottammare, l’Accademia Internazionale Formazione Arte e Spettacolo di Porto d’Ascoli, il Festival Ferré, la Fondazione Libero Bizzarri, etc.) e molto altro. In questo contesto, il Comune dovrebbe fare da traino ed armonizzatore di tutte le iniziative, le associazioni e le opportunità percorribili.
Terzo, gli spazi. Oltre ad essere il motore organizzativo della rivoluzione culturale sambenedettese, il comune deve fornire degli spazi per tenere eventi e far operare le associazioni. Da una parte, sulla falsariga di quanto fatto da Grottammare con il Vecchio Ospedale, è necessario individuare e destinare dei luoghi alle associazioni cittadine. Le possibili soluzioni sono molte: il vecchio palazzo del comune, il Centro Giovani, i locali al piano superiore del mercato del pesce, il potenziamento del Polo delle associazioni socioculturali di Agraria, la riqualificazione e destinazione ad uso pubblico e associativo di uno dei tanti ecomostri cittadini. In quest’ottica, per favorire l’incontro tra domanda e offerta di spazi, sarebbe necessario realizzare un censimento (a) delle associazioni che hanno bisogno di spazi e (b) degli spazi comunali disponibili (e potenzialmente disponibili). Dall’altra parte, manca un luogo estivo per i piccoli eventi come il teatro, i piccoli concerti ed il cinema all’aperto. Il Ballarin, abbandonato ormai da anni, potrebbe essere riqualificato in un’Arena dell’arte open air e diventare il simbolo della riscossa culturale sambenedettese e picena. 
Una rivoluzione (culturale) non la si fa certo in poche settimane o mesi. È un processo lungo e difficile, che richiede sforzi, capacità gestionali e tanta apertura al progresso. La sfida inizia con le prossime elezioni comunali: a prescindere dal colore politico di chi vincerà, avremo una giunta comunale capace di vedere il futuro? O ci limiteremo a costruire palazzine (al posto delle scuole e delle colline)?

Gianluca Scattu