Che cos’è San Benedetto del Tronto? Be’, è un posto meraviglioso: il sole è caldo, le colline che ci circondano sono verdi e morbide, il mare ci attrae tutti come una calamita in tutte le stagioni, il porto – ahimè sgarrupato – ci dà da mangiare del pesce delizioso, la gente è tranquilla e si vive un gran bene.
Purtroppo, però, molte cose non vanno. La pesca è stabilmente in crisi, la lista delle “ex aree” (ex-galoppatoio, ex-camping, “ex”-Parco Laureati, ex-Ballarin, ex-Sgattoni, etc.) è sempre più lunga e dolorosa, la vita culturale è ormai quasi inesistente, il tasso di disoccupazione è pericolosamente alto, la deindustrializzazione ha colpito forte e molte zone della città si trovano in uno stato di degrado imbarazzante.
Che fare, quindi? Come possiamo tentare di migliorare le cose che non vanno? Facendo una rivoluzione culturale.
Cambiamo le nostre teste, educhiamo ed istruiamo meglio i nostri figli e fratelli, miglioriamo la raccolta differenziata, riqualifichiamo la città, emancipiamoci. Ecco alcune idee sulle quali costruire una discussione larga.
In primo luogo, creiamo e potenziamo le attività doposcuola comunali. Oltre al magnifico sforzo dell’Istituto Musicale Comunale “Antonio Vivaldi”, che va rafforzato in modo da dare accesso a più studenti, due altre operazioni possono essere proposte alla cittadinanza: una scuola comunale di lingue straniere e una di educazione civica. La prima darebbe ai nostri figli la possibilità di formarsi per il futuro e diventare cittadini del mondo; la seconda insegnerebbe ai nostri figli a vivere meglio in armonia con il prossimo e la natura: femminismo, integrazione razziale, ambientalismo, educazione stradale, lotta al bullismo, e molto altro. La scuola potrebbe avere un’impronta pratica: i ragazzi, oltre ad avvicinarsi ai temi della cittadinanza, avrebbero la possibilità di “sporcarsi le mani” essendo protagonisti in prima persona (solo alcune idee: orti e fattorie didattiche, visite ad impianti di generazione di energia rinnovabile e riciclaggio rifiuti, giornate di pulizia degli ambienti naturali in cooperazione con FAI e Legambiente, e molto altro). Le strutture per i corsi spesso esistono già – le scuole sono spesso inutilizzate nei pomeriggi e il comune ha la possibilità di reperire altri spazi – e le famiglie in difficoltà verrebbero finanziariamente supportate. I cittadini del futuro possono essere migliori di noi.
In secondo luogo, ravviviamo la città – non bisogna mica essere Parigi o Berlino per avere una brillante vita culturale! Mille sono le opportunità: un festival del cibo piceno, una nuova stagione teatrale invernale ed estiva all’aperto (come allo Sferisterio, perché no?), supportare lo sviluppo degli eventi e delle associazioni teatrali e culturali già attive (il Laboratorio Teatrale Re Nudo, l’Associazione Culturale Blow Up di Grottammare, l’Accademia Internazionale Formazione Arte e Spettacolo di Porto d’Ascoli, il Festival Ferré, la Fondazione Libero Bizzarri, etc.) e molto altro. In questo contesto, il Comune dovrebbe fare da traino ed armonizzatore di tutte le iniziative, le associazioni e le opportunità percorribili.
Terzo, gli spazi. Oltre ad essere il motore organizzativo della rivoluzione culturale sambenedettese, il comune deve fornire degli spazi per tenere eventi e far operare le associazioni. Da una parte, sulla falsariga di quanto fatto da Grottammare con il Vecchio Ospedale, è necessario individuare e destinare dei luoghi alle associazioni cittadine. Le possibili soluzioni sono molte: il vecchio palazzo del comune, il Centro Giovani, i locali al piano superiore del mercato del pesce, il potenziamento del Polo delle associazioni socioculturali di Agraria, la riqualificazione e destinazione ad uso pubblico e associativo di uno dei tanti ecomostri cittadini. In quest’ottica, per favorire l’incontro tra domanda e offerta di spazi, sarebbe necessario realizzare un censimento (a) delle associazioni che hanno bisogno di spazi e (b) degli spazi comunali disponibili (e potenzialmente disponibili). Dall’altra parte, manca un luogo estivo per i piccoli eventi come il teatro, i piccoli concerti ed il cinema all’aperto. Il Ballarin, abbandonato ormai da anni, potrebbe essere riqualificato in un’Arena dell’arte open air e diventare il simbolo della riscossa culturale sambenedettese e picena.
Una rivoluzione (culturale) non la si fa certo in poche settimane o mesi. È un processo lungo e difficile, che richiede sforzi, capacità gestionali e tanta apertura al progresso. La sfida inizia con le prossime elezioni comunali: a prescindere dal colore politico di chi vincerà, avremo una giunta comunale capace di vedere il futuro? O ci limiteremo a costruire palazzine (al posto delle scuole e delle colline)?
Gianluca Scattu